TU NON MI ASCOLTI MAI.
Tu non mi ascolti mai…
Mi ricorda il ritornello di una canzone che passa spesso in radio in questi giorni. Quante volte ci è capitato di pronunciare questa frase?
Nel mio lavoro mi capita spesso di sentire figli che si lamentano che i genitori non gli ascoltano, genitori che si lamentano di non essere ascoltati dai figli o di partner che sono entrambi convinti di non essere ascoltati dall’altro.
Recenti ricerche dimostrano che l’udito sembra essere il primo senso a svilupparsi nell’uomo in quanto il feto, già alla ventesima settimana di gestazione, è in grado di emettere delle risposte motorie di tipo diverso a seconda degli stimoli uditivi a cui è sottoposto.
Sebbene quindi l’uomo dovrebbe essere allenato da ancora prima della sua nascita ad ascoltare, molto spesso non lo fa e tante volte quasi tutti abbiamo avuto la sensazione di non essere ascoltati da qualcuno importante per noi.
Ciò può capitare o può essere capitato in ambito familiare, in ambito lavorativo, nel contesto scolastico o anche all’interno delle proprie relazioni amicali.
Se la sensazione di non essere ascoltati si porta avanti nel tempo possono insorgere delle difficoltà. Può cominciare a svilupparsi in noi l’idea di non essere sufficientemente interessanti.
Quando questo accade ai bambini, essi solitamente tendono a reagire in 3 differenti modi:
- Si ritirano dalle relazioni isolandosi e riducendo al minimo le interazioni con gli altri adulti e bambini. Solitamente sono coloro che a scuola si vedono sempre da soli, in disparte ed in silenzio.
- Si inventano un mondo fantastico e storie accattivanti per cercare di rendersi interessanti ma alla lunga questo comportamento può portare il bambino ad avere delle difficoltà nel distinguere il mondo reale da quello che è il suo mondo fantastico.
- Cercano di ottenere l’attenzione dei genitori e/o degli adulti per loro significativi sperimentando un po’ per caso vari comportamenti disturbanti e portando poi avanti quello che sembra sortire maggiormente l’effetto di allertare i genitori. Il bambino può quindi cominciare a svegliarsi ripetutamente di notte o a faticare ad addormentarsi, ad avere difficoltà nel controllo sfinterico, ad assumere un comportamento particolarmente irrequieto e non rispettoso delle regole che gli vengono imposte, a rifiutare o selezionare il cibo, a non volersi allontanare da uno o da entrambi i genitori…
Se nel tempo il bambino non riesce ad essere sufficientemente ascoltato, queste difficoltà possono tramutarsi in sintomi più specifici e perpetuarsi anche nel corso della propria vita adulta.
I bambini che tendono a ritirarsi crescendo possono diventare adulti più inclini alla depressione, con un’idea negativa di sé come persone “poco interessanti e non adeguate”.
I bambini che si rifugiano in un mondo fantastico possono diventare degli adulti che faticano ad uscire da questo mondo, ricorrendo magari spesso a bugie nelle loro relazioni oppure, nelle situazioni più gravi, sviluppando un disturbo di tipo psicotico.
I bambini che invece hanno sperimentato che un proprio comportamento è in grado di suscitare attenzione e quindi ascolto dalle persone importanti per sé stessi possono avere delle difficoltà nell’abbandonare questo comportamento così utile oppure nel tempo possono sperimentare e trovare un altro comportamento o un altro sintomo in grado di assolvere alla stessa funzione, con la conseguenza però di avere la sensazione di non essere mai visti ed ascoltati per quello che si è ma solo perché si presenta un problema.
A proposito di ascolto, la sociologa Marianella Sclavi nel suo libro “Arte di ascoltare e mondi possibili” ci suggerisce sette regole per essere dei buoni ascoltatori
- Non aver fretta di arrivare alle conclusioni.
- Quello che vedi dipende dal tuo punto di vista.
- Se vuoi comprendere quello che l’altro sta dicendo devi partire dal presupposto che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
- Le emozioni sono una parte importante: bisogna comprenderne il linguaggio.
- Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
- Un buon ascoltatore affronta i dissensi come occasione per esercitarsi nella gestione creativa dei conflitti.
- Umorismo ed autoironia sono molto importanti.
Psicologa Psicoterapeuta Padova
Studio di Psicologia e Psicoterapia a Padova
dott.ssa Sara Lindaver
Psicologa Psicoterapeuta Padova
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