Fecondazione eterologa con donatore di seme
Fecondazione eterologa con donatore di seme
La storia di Paolo – “Sarò mai un vero padre?”
Oggi, con le dovute tutele per preservare la privacy delle persone coinvolte, vorrei raccontarvi la storia di Paolo (nome di fantasia). Molto spesso, infatti, la possibilità di conoscere l’esperienza di qualcuno che sta vivendo delle vicende simili alle nostre può consentirci di sentirci meno soli e meno diversi e di scoprire che le emozioni che stiamo vivendo spesso sono comuni e condivise da altre persone nella nostra stessa situazione.
Paolo, 40 anni, chiede un aiuto psicologico individuale all’insaputa della moglie. Sono sposati da tempo e da tempo cercano di avere un figlio, ma a Paolo è stata diagnosticata una condizione di infertilità che riduce in maniera significativa le sue possibilità riproduttive.
La coppia ha quindi deciso di portare avanti un percorso di fecondazione eterologa con donatore di seme. Paolo dapprima si è manifestato molto entusiasta: finalmente c’era una possibilità di diventare papà. È stato al fianco della moglie in tutto l’iter medico specialistico ma ora, ad inseminazione avvenuta, si trova in grosse difficoltà e sente soprattutto di non poterne parlare alla moglie. Dopo tutte le indagini e procedure mediche a cui la signora si è dovuta sottoporre “per colpa sua”, non può ulteriormente gravare su di lei con dubbi e timori.
Paolo teme che questo figlio possa essere molto diverso da lui, teme che il figlio possa non riconoscerlo come padre, teme che la gente possa additarlo come “non vero padre”, teme che lui stesso possa non sentirlo come figlio…ed ha paura che tutto ciò possa minare lo stabilirsi di un buon legame padre-figlio.
Sente di non poterne parlare con nessuno perché la coppia ha scelto di non dire nulla ad amici e parenti “per non sentire critiche inopportune” e Paolo si ritrova a piangere e disperarsi da solo nei tragitti casa-lavoro.
Si sente senza una via d’uscita, pensa che vorrebbe tornare indietro…magari con il tempo e continuando con i tentativi ci sarebbe stata pure per lui la possibilità di diventare padre in maniera naturale. Dice che dal momento successivo all’inseminazione è come se si fosse trovato a sbattere contro il muro del “tu non potrai mai diventare padre”. Sente di aver fatto un torto a sé stesso ed in un certo senso alla sua famiglia ad essersi in un certo modo rassegnato all’assenza di questa possibilità.
Quel che lo fa sentire ulteriormente in colpa è che a volte si ritrova a pensare che forse tutta questa situazione si potrebbe per lui risolvere se la moglie non fosse in grado di portare avanti la gravidanza per qualche ragione di tipo medico, ma si sente un “mostro” anche solo a pensarlo.
Nei corso dei colloqui Paolo è visibilmente sofferente. Il lavoro di sostegno psicologico portato avanti con lui gli permette di riconoscere come legittime le emozioni contrastanti che sta vivendo. Per lui si tratta di elaborare il lutto per il figlio erede del suo patrimonio biologico mai nato.
Dopo questa prima fase, Paolo comincia a sentirsi meno in colpa e un po’ per volta comincia a comunicare il proprio vissuto ed i propri dubbi alla moglie, la quale aveva percepito le difficoltà del marito ma aveva scelto di far finta di non accorgersene con l’idea di non darci un peso eccessivo.
Nel frattempo, Paolo scopre che molte altre coppie di loro conoscenza stanno affrontando o avevano affrontato in passato problemi di infertilità o sterilità.
Avendo riconosciuto a sé stesso “il non essere un uomo di serie B” e essendosi concesso di provare determinate emozioni senza sentirsi in colpa, Paolo parla poi anche con i suoi genitori ed alcuni suoi amici fidati ritrovando in loro degli importanti punti di riferimento e sostegno che gli permettono di vivere con serenità gli ultimi mesi di gravidanza e di sentirsi “un papà non inferiore agli altri” al momento della nascita della loro bambina.
Molte persone, uomini e donne, si trovano a vivere una situazione simile a quella di Paolo, spesso portandosi con sè pesanti sensi di colpa e e preferendo non parlarne con nessuno.
La possibilità di poter condividere le proprie emozioni ed i propri vissuti in un contesto non giudicante ed accogliente quale può essere uno studio di psicologia con uno psicologo appositamente formato per affrontare queste tematiche può permettere di non sentirsi “sbagliati” e di poter ritrovare la serenità e la tranquillità per vivere a pieno lo speciale e delicato momento dell’attesa del proprio figlio.
In merito alla fecondazione eterologa, puoi leggere anche il mio articolo in cui tratto specificatamente la questione dal punto di vista psicologico: A proposito di fecondazione eterologa
Psicologa Psicoterapeuta Padova
Fecondazione Eterologa Padova
Studio di Psicologia e Psicoterapia a Padova
dott.ssa Sara Lindaver Psicologa Psicoterapeuta Padova
Fecondazione eterologa Padova
via G. Canestrini 67 bis Padova
3490560187
sara.lindaver@libero.it