L’USO DI PSICOFARMACI IN UNA PSICOTERAPIA: PSICOFARMACI SI O PSICOFARMACI NO?
Come si inserisce l’uso degli psicofarmaci in una psicoterapia? Questa è la mia opinione.
La prescrizione di terapie farmacologiche e quindi di psicofarmaci è di esclusiva competenza medica.
In quanto psicologa io non mi occupo dell’aspetto farmacologico ma qualora la persona che incontro stia assumendo psicofarmaci o possa esserci la possibilità che ne possa trarre giovamento, trovo molto importante affrontare la questione ed approfondire il significato che gli psicofarmaci hanno o potrebbero avere per tale persona.
Sin dai primi colloqui, spesso mi è capitato di lavorare con persone che dal principio si definiscono assolutamente contrarie a qualsiasi tipo di psicofarmaco o che, d’altro canto, pur di star meglio assumerebbero qualsiasi medicina.
Sono due punti di vista opposti fra loro ma che in un certo senso si collocano in una stessa dimensione di significato relativa al tema del controllo: posso scegliere di non voler assumere farmaci per l’idea per cui ritengo che poi lo psicofarmaco possa assumere il controllo su di me ed io ne diventi dipendente o viceversa posso affidarmi totalmente agli psicofarmaci perché credo di non aver nessuna possibilità di gestire il mio malessere.
Sono due diverse posizioni che meritano un adeguato spazio e tempo di riflessione nell’ambito di una psicoterapia: da un lato è come se la persona non potesse in alcun modo “mollare la presa”; dall’altro lato è come se la persona si sentisse totalmente incapace e priva di risorse.
Di per sé questi due modi di porsi dinnanzi agli psicofarmaci possono riproporre alcune delle ragioni che possono aver portato la persona a star male e richiedere una psicoterapia. E’ quindi importante approfondire la questione considerando la storia specifica di quella persona e dove essa può aver imparato che è utile mantenere il controllo o viceversa affidarsi a qualcosa o qualcuno diverso da sé.
Molto spesso le persone che incontro mi chiedono quale sia la mia opinione in merito all’uso dei psicofarmaci.
Io trovo che lo psicofarmaco possa essere un valido aiuto per portare avanti una psicoterapia nelle situazioni in cui la sintomatologia presentata sia particolarmente invalidante, ad esempio da portare la persona a non prendere parte alle sedute o a non essere in grado di affrontare gli argomenti dei colloqui perché sopraffatta da emozioni molto forti che sembrano essere ingestibili.
Questi sintomi mi ricordano le situazioni in cui si ha la febbre molto alta che può portare ad avere stati confusionali. In queste circostanze è prassi comune prendere degli antipiretici per abbassare la temperatura corporea ed andare ad indagare l’origine di questa febbre elevata.
Trovo che vi possa essere un’analogia con l’uso dei psicofarmaci nel corso di una psicoterapia. Ritengo che gli psicofarmaci aiutino ad abbassare il livello di attivazione delle proprie emozioni in modo da potersi poi prendere cura in maniera più agevole delle situazioni che possono esserne state all’origine.
Così come nel corso della psicoterapia viene dedicato un tempo ed uno spazio alla discussione del significato dell’assunzione di psicofarmaci, lo stesso viene fatto nel momento in merito alla sospensione dello psicofarmaco ed ai significati che può assumere.
In situazioni in cui, in accordo con la persona, ritengo che possa essere utile una terapia farmacologica, mi avvalgono della collaborazione con uno psichiatra di fiducia o do alla persona i riferimenti per l’accesso al servizio psichiatrico pubblico.
Per qualsiasi chiarimento o richiesta di informazioni o per fissare un appuntamento è possibile scrivere a sara.lindaver@libero.it o contattarmi telefonicamente al numero 3490560187.
Dott.ssa Sara Lindaver – Psicologa Padova