Infertilità e sterilità: quando un figlio fatica ad arrivare
Nel mondo occidentale circa il 15-20% delle coppie ha difficoltà riproduttive. L’incidenza di tali difficoltà sembra essere in aumento in particolar modo in relazione all’età sempre più avanzata in cui si ricerca una gravidanza, alla maggiore diffusione di malattie sessualmente trasmesse, allo stress e ad uno stile di vita sempre più sedentario che può contribuire ad alterare la qualità degli spermatozoi.
In genere, i medici ritengono opportuno procedere con accertamenti sulla propria fertilità se dopo un anno/un anno e mezzo di rapporti sessuali non protetti non si è verificata nessuna gravidanza. Si parla di sterilità quando vi è un’incapacità di concepimento mentre si parla di infertilità quando vi è un’incapacità di portare a termine una gravidanza.
La sterilità o l’infertilità costituiscono un limite biologico con importanti risvolti sul piano psicologico.
Il momento della diagnosi sancisce, infatti, il venire meno di una possibilità evolutiva non solo da un punto di vista strettamente biologico, ma anche psicologico: non solo non è possibile mettere al mondo dei propri figli, ma viene meno anche la possibilità di immaginarsi come genitori biologici. È come se le proprie fantasie sul futuro venissero meno: “A chi assomiglierà? Avrà gli occhi azzurri come il papà o marroni come la mamma? Prenderà la simpatia dal nonno o la cocciutaggine dalla nonna?….”. Sono tutte domande che perdono improvvisamente di senso.
Una diagnosi di infertilità o sterilità può inficiare il benessere dei singoli e della coppia e far emergere rabbia, depressione, sensazioni di inferiorità, alterazioni dell’immagine di sé, ansia, calo dell’autostima, distorsioni nella comunicazione di coppia e risentimenti verso il partner. Le reazioni possono variare di persona in persona…Vi sono donne che riportano l’idea del proprio ventre come di “un’incubatrice rotta” o che magari si ritrovano ad accusare il partner per il fumo che può averlo portato ad avere “gli spermatozoi deboli”. Vi sono uomini che sentono di aver perso la propria virilità e che cadono in uno stato depressivo non solo per il figlio non arrivato, ma anche perché si ritengono “inadeguati in quanto uomini”…
Questi vissuti non vanno colti come strettamente psicopatologici ma messi in relazione alla situazione di stress fisico ed emotivo che la coppia sta vivendo.
Il senso d’inadeguatezza che la coppia vive può portare a mantenere il segreto in merito alle proprie difficoltà riproduttive e talvolta ad isolarsi. Spesso infatti il confronto con coppie incinte o con figli è molto doloroso, così come il dover rispondere alle domande di amici e parenti in merito a quando arriverà un figlio. In questo senso può venir meno quel sostegno sociale che può aiutare la coppia ad affrontare questo faticoso momento. Anche il rivolgersi alle proprie famiglie di origine può diventare difficile perché i propri genitori non hanno vissuto quest’esperienza e si ritiene che non possano capire.
La stessa scelta di intraprendere un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (P. M. A.) spesso viene maturata in segreto, talvolta con una certa confusione iniziale in merito all’opportunità o meno di scegliere tale strada ed eventualmente a che centro rivolgersi. I percorsi di PMA prevedono che nella propria intimità entrino a far parte altre figure, come il ginecologo e il biologo, modificando così i propri equilibri di coppia. Spesso i rapporti sessuali sono vissuti solamente come finalizzati al concepimento e non come momento di piacere e di intesa di coppia. È come se il piano fisico- biologico venisse a trovarsi scisso dal piano emotivo-psicologico. Le coppie talvolta si trovano a vivere un’altalena di emozioni legate, ad esempio, all’illusione di una gravidanza iniziata e al lutto per la sua prematura fine in un aborto. In questo senso, cicli di Procreazione Medicalmente Assistita senza riuscita possono comportare ulteriori cali della propria autostima con vissuti depressivi.
Un supporto psicologico in queste delicate fasi, dai primi tentativi di concepimento che non vanno a buon fine ai cicli di PMA., può essere utile per contenere eventuali angosce e per dare un adeguato spazio di espressione ai propri vissuti emotivi, molto spesso messi a tacere in funzione di una concentrazione sul solo versante fisico.
Qualora non avvenga nessuna gravidanza, per il benessere dei singoli e della coppia, è importante che non permanga un senso di fallimento e che i partner si concedano uno spazio-tempo adeguato per elaborare ed accettare la dolorosa perdita del proprio figlio immaginato e l’immagine di sé come persone che non possono diventare genitori in modo biologico. È certamente un processo difficile e delicato, che richiede un congruo tempo per essere affrontato e la capacità di chiedere aiuto se necessario.
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A tutte queste domande trovi le risposte nella pagina Sterilità e Infertilità.
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